Mai, prima d’ora, era stato dedicato un vero scritto, un vero libro, a una delle massime figure del nostro sport e del nostro calcio. Per non dire del calcio in assoluto. All’unico atleta che la Repubblica Italiana abbia addirittura celebrato con un francobollo, per cui si impegnò l’arte di Renato Guttuso.
A culmine di trofei innumerevoli, Dino Zoff, vincente da subito e per sempre, il suo capolavoro sportivo lo realizzò quarantenne, in
Spagna, conducendo da capitano la Nazionale azzurra alla conquista della sua terza Coppa del Mondo. Forse la più clamorosa e amata. Quattro anni prima sempre lui, in Argentina, aveva dovuto reagire alle critiche di chi lo volle giubilare come troppo anziano,
e se in quel tempo Zoff avesse abbandonato il calcio giocato si sarebbero comunque levate odi a una carriera luminosa. Così non fu, e quel che accadde in seguito si iscrive, sia pure nella straordinaria estensione di un quadriennio, nel novero delle più grandi imprese agonistiche di ogni epoca, al pari del record nei 200 di Mennea e del mitico secondo gol di Maradona agli inglesi nell’86.
“Tra i legni” non è un manuale che riporti date e cifre. Forse, e presto, interverrà un giornalista di valore a scrivere una biografia dettagliata in cui nulla manchi. Queste pagine rappresentano piuttosto l’incontro appassionato tra uno scrittore e una vita eclatante e semplice al tempo stesso. Una vita in cui la normalità fa da forziere all’eccezionalità.
Nel farlo, l’autore elabora un’indagine inedita di un ruolo mai troppo raccontato, e che, a tutti gli effetti, sembrerebbe uno sport a parte, lo sport di chi gioca in porta.
Nessuno più di Zoff, con l’altezza del suo magistero tecnico e stilistico, avrebbe potuto essere assunto a riferimento di un simile percorso narrato dagli anni friulani sino al tetto del mondo passando attraverso sei maglie: quella della Marianese, dell’Udinese, del Mantova, del Napoli, della Juventus. E della Nazionale.
grandisimo arquero DINO ,me gustaria tener su libro,desde ya muchas gracias,buen año 2011,MARIO!!!!!! ABRAZO!!
Io posso dire di aver avuto la fortuna di aver conosciuto personalmente Dino Zoff personalmente quando ancora giovane giocava nel Mantova ed io ero un ragazzino che giocavo nelle giovanili ed era già una cosa bellissima quando si pova fare gli allenamenti sul prato del prestigioso stadio Martelli econ la presenza del grandissimo Dino, allora i portieri non usavano i guanti, o meglio erano in pochi che li usavano, Dino era uno di quelli che parava con le mani nude ed era una cosa stupenda vederlo allora e quanta nostalgia adesso!!!!!
Un esempio di vita, inutile dire altro.
SEGUIVO DA RAGAZZO QUEL NAPOLI MERAVIGLIOSO CON UN GRANDE DINO ZOFF TRA I PALI PECCATO CHE NEL 72 ANDO’ VIA GRAZIE DINO DI ESSERE PASSATO A NAPOLI CIAO.