“LA PARATA”
CAPACITA’ DI ANTICIPAZIONE DEL CORPO SULLA PALLA,
SU TRAIETTORIE DI DIVERSO TIPO.
( Il suo sviluppo attraverso il cammino di crescita del portiere )
CAPACITA’ COORDINATIVE
Andiamo ad analizzare prima qual è l’OBIETTIVO che ogni portiere deve perseguire nel suo intento, in altre parole, quello di evitare che la palla superi la linea della porta, compresa tra i due pali. Per questo motivo, egli dovrà intervenire sulla palla realizzando azioni tecniche più adeguate al caso.
Ogni azione tecnica inizia da una posizione fondamentale detta “ POSIZIONE DI BASE “, senza di essa, sarebbe quasi impossibile eseguire correttamente qualsiasi gesto tecnico.
Eseguire bene questa tecnica, significa partire da una postura corretta, trovando un buon equilibrio corporeo, e allo stesso tempo il grado di tensione muscolare. Essa dovrà essere accompagnata da altri fattori importanti al completamento del gesto, mi riferisco alla CONCENTRAZIONE e all’ATTENZIONE che il portiere deve avere per lo sviluppo del gioco.
Evidenzio quali sono, a mio giudizio, le qualità FISICHE-TECNICHE-TATTICHE, che servono a formare una cosi complessa FIGURA, detta “ PORTIERE “.
Quattro sono le abilità fondamentali, che metto in ordine di importanza:
-CAPACITA’ DI RICEZIONE E TRASMISSIONE DELLA PALLA CON MANI E PIEDI
-CAPACITA’ DI ORIENTARSI E OCCUPARE LO SPAZIO, TRA LA PALLA E LA PORTA
-CAPACITA’ DI CONTROLLARE IL PROPRIO CORPO IN VOLO
-CAPACITA’ DI INTERVENIRE SU PALLE CON TRAIETTORIE DI DIVERSO TIPO,CALCOLANDO SPAZI E TEMPI.
Esse sono capacità COORDINATIVE elementari, che saranno ripetute con accuratezza durante la crescita del giovane portiere, ma che non devono essere trascurate anche in seguito, naturalmente aggiungendo altre qualità, quali quelle CONDIZIONALI ( forza, reattività, rapidità, velocità di movimento e resistenza ).
Dopo aver elencato con delle premesse quale è il ruolo del portiere e i suoi OBIETTIVI PRIMARI, analizzeremo nello specifico una capacità che contraddistingue il portiere dagli altri ruoli della squadra; e che negli ultimi anni trova sempre più piede, la CAPACITA’ DI CONTROLLARE IL PROPRIO CORPO IN VOLO CON ANTICIPAZIONE SULLA PALLA, come si usa comunemente e dire “ATTACCO PALLA”.
Il tuffo è sicuramente l’aspetto che caratterizza il portiere agli occhi degli spettatori, è il gesto più spettacolare, in altre parole, che più affascina e colpisce il pubblico e il portiere stesso. Il piacere di tuffarsi nasce da un’esaltazione istintiva del portiere, che trova in questa forma espressiva una manifestazione esteriore della propria esuberanza.
Anni fa, il portiere, era considerato un pò matto, per i tuffi, le acrobazie e le uscite spericolate. Di certo, deve mostrare coraggio, decisione e forti motivazioni per compiere queste azioni. Ora di portieri con queste caratteristiche ce né sempre di meno e quindi diventa sempre più difficile per noi Preparatori dare coscienza alle abilità che il gesto tecnico richiede.
Per motivi di sviluppo del nostro tempo, i giovani d’oggi non hanno più la voglia del sacrificio, perciò dobbiamo lavorare principalmente, anche sotto l’aspetto MENTALE, dare fiducia a se stessi e far credere nei propri mezzi. Per quanto riguarda l’aspetto TECNICO, bisogna programmare una preparazione adeguata dove il tuffo richiede una corretta tecnica d’esecuzione che si apprende con un buon addestramento specifico e progressivo detta, FASE DIDATTICA.
Come potete intravedere, abbiamo, una duplice figura del portiere: ieri (estroso e impulsivo ), oggi (freddo e calcolatore).
NORME GENERALI.
Il tuffo prevede quattro fasi:
1Sbilanciamento (posizione di base).
2Spinta (laterale, diagonale e frontale).
3Volo (spinta, salto).
4Caduta (in piedi, a terra).
L’insieme di queste fasi è il fondamentale gesto tecnico che il portiere fa quando…non potendo intercettare in posizione eretta, una palla troppo distante e veloce dal proprio corpo.
Lo sbilanciamento: è eseguito dopo una corretta POSIZIONE DI BASE, dove il portiere porta il proprio baricentro al di fuori della base d’appoggio, formata dai piedi, perdendo cosi l’equilibrio.
La spinta: più o meno accentuata secondo la distanza e velocità della palla. La spinta deve avvenire con l’arto inferiore, quello corrispondente al lato del tuffo o meglio alla direzione della palla. Esso avviene dopo uno spostamento del piede in avanti-diagonale o laterale oppure indietro-diagonale.
Il volo: che può essere più o meno lungo secondo la forza di spinta e durante la quale si intercetta con una o con due mani (respinta) o con due mani (presa), la palla. La traiettoria del volo deve essere la più immediata, la più diretta possibile verso la palla, evitando il cosi detto, tuffo ad arco…gesto tecnico non efficace; si arriva in ritardo sulla palla, difficile presa della palla, e caduta incontrollata.
La caduta: deve avvenire in modo graduale per evitare possibili traumi. L’impatto col terreno deve essere ammortizzato appoggiando dapprima la parte esternadel polpaccio, poi quella della coscia e dell’anca; l’azione terminerà sulla parte laterale del tronco, su spalla e braccio. Evitare assolutamente di cadere sul gomito.
LA SUA EVOLUZIONE tra TECNICA e PERSONALITA’
IL TUFFO : la conoscenza.
Il bambino di 8 anni (PULCINO), arriva per la prima volta al campo di calcio con tanto entusiasmo nell’avviare un’attività sportiva che ha coltivato; guardando la televisione, sfogliando giornali, trovando il proprio idolo da imitare e da qui, il sogno di diventare un domani come lui. E’ qui che dobbiamo soffermarci, è qui che inizia la sua storia e il nostro lavoro di ISTRUTTORE/EDUCATORE..
Considero l’età dagli 8 ai 10 anni come “L’ETA’ IMPORTANTE delle CAPACITA’ MOTORIE”.
E’ il momento in cui il bambino ha il controllo del proprio corpo e delle proprie facoltà INTELLETTIVE, quindi disponibilità MENTALI e FISICHE che unite al desiderio e all’istinto di una sana competizione e confronto con i compagni, da fondo a tutte le qualità ed energie di cui dispone.
– Esercitazioni: esse dovranno essere descritte in ordine crescente (DIDATTICA), in modo tale che il portiere BAMBINO avrà un concetto pratico (parole chiare), sull’evolversi del gesto tecnico fino al raggiungimento dello scopo, che è quello di intercettare la palla in tuffo.
IL TUFFO : la coordinazione.
Il bambino/adolescente dai 10 ai 12 anni (ESORDIENTE), incomincia a concretizzare alcuni aspetti fondamentali quali, l’AGILITA’, la SCIOLTEZZA e la RAPIDITA’.
A mio avviso è importante sapere che queste caratteristiche, difficilmente possono essere allenate con grandi risultati dopo i 12 anni. E’ quindi importante cercare di migliorarle, soprattutto quando la struttura della persona è in una condizione favorevole, quindi in una fase di PREDISPOSIZIONE.
Altro importante passaggio da non sottovalutare è l’APPRENDIMENTO MOTORIO che si caratterizza nella capacità d’imparare a produrre e a controllare atti motori, cioè la costruzione visibile di un movimento.
L’apprendimento motorio può essere definito come l’insieme dei processi d’acquisizione, il consolidamento, il perfezionamento.
–Esercitazioni: esse sono caratterizzate dalle capacità motorie, il cui apprendimento è condizionato da diversi fattori:
–Abilità motoria del soggetto.
-L’esercizio.
-Il modello da imitare.
-L’educabilità motoria.
IL TUFFO : la tecnica.
Siamo in una categoria, quella dei GIOVANISSIMI ( ragazzi d’età dai 13 ai 14 anni ), che ritengo più difficile, non tanto per il lavoro da svolgere sotto l’aspetto TECNICO-TATTICO, ma per quanto riguarda quello PSICOLOGICO, dove troviamo tutti quegli elementi motivazionali che si legano ai bisogni di affettività, di mantenere relazioni e soprattutto al bisogno di comunicare.
E’ un’età dove il corpo del ragazzo ha dei mutamenti, gli si allungano gli arti sia superiori sia inferiori, al contrario del tronco e quindi il giovane appare goffo e impacciato. Questo incide sulle CAPACITA’ COORDINATIVE in modo negativo.
E’ in questo momento che bisogna avere molta accuratezza nel saper dosare il lavoro, iniziando ad associare quelle CAPACITA’ COORDINATIVE e CONDIZIONALI necessarie alla crescita nel ruolo.
A questa età, è il momento di inserire alcuni lavori sulla CAPACITA’ di FORZA ELASTICA che ESPLOSIVA, con dei percorsi o circuiti atletici sul campo.
Essa è considerata un OBIETTIVO SPECIFICO dove si va al:
-Miglioramento delle CAPACITA’ CONDIZIONALI-ATLETICHE.
-Miglioramento delle CAPACITA’ COORDINATIVE-TECNICHE.
-Miglioramento del COMPORTAMENTO PSICO-MOTORIO.
-Adattamento della PERSONALITA’.
IL TUFFO : il perfezionamento.
Ora passiamo alle ultime due categorie, vale a dire, quella degli ALLIEVI e BERRETTI. Questa è la seconda fase puberale, dove la vita affettiva tende a stabilizzarsi. Può essere insoddisfatto e questo provoca situazioni di conflitto per lo sport, per la famiglia, per la scuola o per l’amore.
Collabora molto nell’attività, anche se si verificano casi di isolamento dal gruppo. Va data responsabilità ed elogiato, vuole essere riconosciuto sui propri meriti.
( FASE FINALE DI UN CAMMINO DEDICATO ALLA FORMAZIONE GENERALE DEL PORTIERE)
Da 17/18 anni in poi il giovane può essere coinvolto in tutte le esercitazioni TECNICHE-TATTICHE, CONDIZIONALI e COORDINATIVE, la tecnica di base e le capacità coordinative vanno sempre allenate.
Il programma di lavoro è finalizzato a migliorare la prestazione del portiere e mira ad ottenere in tempi brevi la realizzazione di un livello adeguato di condizione PSICO-FISICA, nonché al miglioramento della prestazione sportiva specifica del ruolo. Il raggiungimento di tale progetto avverrà nel rispetto delle caratteristiche TECNICHE-TATTICHE, in altre parole, attraverso un programma di lavoro ben finalizzato allo scopo, che metterà in risalto le principali qualità specifiche cosi dette BIO-ENERGETICHE, obiettivi che serviranno al:
–Miglioramento della FORZA ELASTICA-ESPLOSIVA.
-Miglioramento della REATTIVITA’.
-Miglioramento energetico ANAEROBICO ALATTACIDO
IL TUFFO : la consapevolezza.
Il portiere a questo punto è sottoposto a cercare quotidianamente assieme al suo Preparatore un programma di lavoro che lo porta realmente a quello che succede in gara, cioè allenamenti SITUAZIONALI, dove sviluppare con puntuale precisione il gesto tecnico specifico all’obiettivo prefissato.
In tal modo, si predispone il portiere a calarsi nella realtà del gioco moderno con maggiore sicurezza, rendendolo capace di trasformare il gesto semplice in un gesto programmato che gli consentirà di risolvere situazioni difficili, con soluzioni precise piuttosto che approssimative.
LA SEDUTA DI ALLENAMENTO
Come è da titolo, in ogni mia seduta giornaliera, programmo un OBIETTIVO di lavoro.
L’obiettivo che andrò ad eseguire quel giorno, in quella settimana di quel mese è frutto di una esperienza costruita col tempo; dal tempo che mi concede l’allenatore, dalla disponibilità degli atleti “portieri”, e dalle condizioni del terreno. Sono tutti elementi importanti per lavorare al meglio.
Il mio allenamento giornaliero prevede quasi sempre tre settori distinti ma comunemente collegati;
1 ) – ABILITA’ TECNICHE CON PALLA o MOBILITA’ ARTICOLARE.
2 ) –APPROCCIO AL TERRENO.
3 ) – ESERCITAZIONISITUAZIONALI.
L’OBIETTIVO di oggi è : “CAPACITA’ DI ANTICIPAZIONE DEL CORPO SULLA PALLA, SU TRAIETTORIE DI DIVERSO TIPO”.
Tutta la seduta è incernierata a quell’obiettivo, dal momento in cui i portieri entrano in campo fino alla fine dell’allenamento. Si parte dalla messa in moto, o riscaldamento che io, chiamo:
1 ) – ABILITA’ TECNICHE CON PALLA.
ES.: Portiere effettua vari tipi di corse in modo frontali, diagonali, retrose, ecc…, all’esterno che all’interno di un castello formato da coni e paletti, intervenendo in presa su palle lanciate e/o calciate alla figura dall’allenatore. Le traiettorie sono di diverso tipo.
Il portiere in questo caso mette in evidenza e risalta le sue Abilità Tecniche, mettendo in risalto aspetti di COORDINAZIONE, di VISIONE, di OCCUPAZIONE DEGLI SPAZI, cioè di ANTICIPAZIONE.
2 ) – APPROCCIO AL TERRENO.
Es.: Portiere esegue alcune cadute a terra (non traumatiche), da posizioni da seduto, in ginocchio che dalla massima raccolta, prima di affrontare in modo completo esercitazioni alla massima velocità e rapidità.
3 ) – ESERCITAZIONI SITUAZIONALI.
Es.: Portiere esegue esercitazioni dove mette in risalto tutte quelle ABILITA’ E CAPACITA’ che servono a sviluppare azioni di anticipazione/attacco palla, che si verificano costantemente in gara.
In sostanza l’atteggiamento del portiere serve ad anticipare quelle che sono le azioni di disturbo e di realizzazione dell’avversario (goal).
A conclusione di questa seduta dimostrativa, dove abbiamo analizzato in parte alcuni concetti sulla DIDATTICA inerente alla capacità del portiere di INTERVENIRE in TUFFO o VOLO, sulla palla, ritengo opportuno sottolineare che per arrivare ad avere buoni risultati, è molto importante il nostro intervento di allenatori/istruttori, consci di sapere cosa dobbiamo fare.
AMARE il lavoro che facciamo, non per noi stessi ma per il portiere, e per il suo domani, che ha tanto sognato.
Ermes BERTON.
Preparatore Portieri professionista.